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Bar Maria

Il cenacolo culturale di Forio negli anni '50

Quando morì, quattro anni dopo il suo migliore amico e cliente Wystan Hugh Auden (1907 - 1973), Maria Senese "e Zibacchiello" (1898 - 1977) o anche Maria "Internazionale", venne ricordata dalle colonne del Mattino come "la più illustre foriana dei tempi moderni".

La pubblicistica turistica successiva l’ha spesso descritta come l’inventrice del turismo culturale a Forio
, ma, forse, sarebbe più corretto dire che questa donna fu al centro, in maniera del tutto casuale, di una strana alchimia tra due mondi, altrimenti distanti anni luce: quanto di meglio c’era del mondo dell’arte e della letteratura in Europa e in America che, a un certo punto (subito dopo la fine della seconda guerra mondiale) converge in un’isola del Mediterraneo, immergendosi in una realtà sociale ed economica prevalentemente agricola, con uno sparuto numero di notabili che, in maniera indolente, controlla risorse e territorio. Probabilmente alla ricerca di ispirazione, o in fuga da tutto, dai tragici nazionalismi di quegli anni, come dalle ipocrisie della morale borghese, si stabiliscono quasi tutti a Forio e, quasi tutti, trascorrono ore, giornate, mesi, in un bar caffè del centro, il Bar Maria appunto, in Piazza Pontone, di fronte la fontana realizzata con i primi finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno.


I pittori Eduard Bargheer, Aldo Pagliacci, James Dodrodzek, i premi pulitzer Wystan Hugh Auden, Truman Capote, e, di passaggio, Alberto Moravia, Elsa Morante, il poeta e critico d’arte Libero De Libero, hanno passato intere serate sotto il pergolato di glicine che proteggeva i tavolini all’aperto di questo bar caffetteria, con Maria, una donna non alta, con i capelli nero corvino, dal carattere schietto e diffidente allo stesso tempo, a servirli, consigliarli, talvolta a coprirne le "eterodosse" abitudini sessuali. 

Negli anni ‘50 e, in parte anche nel decennio successivo
, il Bar Internazionale, per tutti soltanto il Bar Maria, è stato un cenacolo culturale all’aperto che ha avuto l’indubbio merito storico di testimoniare il felice e non ripetibile connubio tra la "cultura alta" mitteleuropea, anglossassone ed italiana con una "realtà rurale" del Mezzogiorno d’Italia.

La "valorizzazione" economica del
turismo di massa ha irrimediabilmente spazzato via il fascino esotico di Forio e dell’isola d’Ischia, proprio mentre la "magia" di quest’isola del Sud veniva pubblicizzata e venduta in ogni angolo del pianeta.

Di questa magia rimangono però alcune evidenti tracce nei pittori locali che si formarono in quegli anni, Gino Coppa, Mariolino Capuano, per certi versi il compianto Michele Petroni, che hanno a loro volta scelto di vivere della loro arte, riscuotendo successi di pubblico e di critica a livello internazionale, promuovendo, in questo modo, un’immagine meno convenzionale, e perciò più autentica di Forio e dell’isola d’Ischia.

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