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Ischia e l'Oceanomare Delphis Onlus

La passione per il mare di Ischia della dottoressa Katia Massaro e dei tanti collaboratori dell'Oceanomare Delphis Onlus

Anche se la biologia marina, l’oceanografia, di certo non sono branche delle scienze sociali, quando ci si confronta col lavoro di ricerca e divulgazione scientifica portato avanti dall’Oceanomare Delphis Onlus, viene in mente la famosa frase di Gramsci sul "pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà". Non tanto per il classico "chi te lo fa fare", che pure chissà quante volte si sarà sentita ripetere l’ischitana Caterina "Katia" Massaro, presidente onorario della Onlus, quanto per la questione dirimente se le scienze debbano concorrere alla trasformazione del reale, oppure debbano limitarsi a descrivere l’esistente, mantenendo un comportamento il più possibile libero dai giudizi di valore in grado di snaturare le finalità della «ricerca pura».

Ora, senza infilarsi in un dibattito che va avanti da secoli, basta leggere lo statuto dell’Associazione per capire che quelli portati avanti dalla dottoressa Massaro, dai soci e dai collaboratori dell’Oceanomare - da quelli che lavorano sul campo a quelli cui tocca l’interpretazione dei dati raccolti -, sono progetti "militanti", in cui l’investigazione scientifica è immediatamente al servizio di obiettivi pratici e, di contro, è in aperto contrasto con tutti quei comportamenti umani che provocano l’estinzione e la distruzione di ecosistemi naturali dall’elevato valore ambientale.

Le implicazioni sono enormi, innanzitutto per la ricerca che è chiamata a compiere i suoi studi con metodi e strumentazioni che siano il meno invasivi possibili: videocamere, idrofoni, macchine fotografiche, pc,software per la raccolta dati, così da coniugare lo studio delle popolazioni di cetacei con la loro preservazione e con la conservazione della diversità biologica in cui vivono e si riproducono.

A questo punto però vi starete chiedendo: cosa c’entra l’isola d’Ischia?
C’entra perchè una delle aree di studio dell’Oceanomare è l’arcipelago pontino-campano e in particolar modo il canyon sottomarino di Cuma dove, in corrispondenza della parete più costiera, nota come Punta Cornacchia (lungo il versante nord-occidentale dell’isola), si verifica una forte concentrazione di cetacei.




Balenottera comune
, stenella striata, delfino comune, tursiope, grampo, globicefalo, capodoglio abitano da sempre i mari dell’isola d’Ischia. Del resto, lo sanno bene i vecchi pescatori di Forio e Ischia Ponte che, - come riportato ne "I Cetacei della costa Nord Occidentale dell’isola d’Ischia (Canyon di Cuma)" studio condotto dai due ricercatori Barbara Mussi e Angelo Miragliuolo, rispettivamente Segretario Generale e Consigliere dell'Oceanomare Delphis Onlus -, avevano proprio nel "Delphinus delphis" o delfino comune uno straordinario alleato nella pesca al "castauriello" (nome locale della costardella) accerchiandoli e radunanoli in "palle" fittissime prima di attaccarli e inghiottirli.



I rischi maggiori oggi per tutte queste specie sono l’inquinamento marino e acustico; il traffico delle compagnie di navigazione e delle imbarcazioni da diporto; i cambiamenti climatici; le temibili spadare, reti a maglie strettissime utilizzate per la cattura del pesce spada in cui sovente rimangono impigliati delfini e capodogli. L’impegno dell’Oceanomare per scongiurare questi pericoli non è scindibile dalla ricerca propriamente scientifica, per l'evidente ragione che se si vuole continuare a studiare i cetacei bisogna prioritariamente scongiurarne l’estinzione.



Come? Mettendo a disposizione delle istituzioni chiamate a decidere, la messe di informazioni accumulate in anni di studio, report, pubblicazioni su riviste specializzate e in ambito accademico, così da influenzare nel verso auspicato quelli che la scienza politica chiama "processi di decision making". È stato così quando si è riusciti a intervenire sulla perimetrazione dell’Area Marina Protetta "Regno di Nettuno", ottenendo l’inclusione della zona D, il già richiamato Canyon di Cuma, proprio per la tutela dell’habitat critico del delfino comune, la specie maggiormente a rischio estinzione in questo momento.


Una misura necessaria, certo non sufficiente in assenza degli strumenti effettivi di controllo e sanzionamento delle pratiche scorrette, che rimanda però all’indispensabile "ottimismo della volontà" di cui si è parlato in apertura.
 
Chiunque volesse saperne di più sul modo con cui vengono studiati e monitorati i cetacei, sulla tecnologia utilizzata, sulla comunicazione può farlo consultando il sito www.oceanomaredelphis.org. Se invece desiderate associarvi basta compilare la scheda di adesione (dove sono specificate le diverse quote e l'IBAN) e inviarla via fax, insieme alla copia di versamento della quota associativa, allo 06-50910791, o per contatto mail all’indirizzo postmaster@oceanomaredelphis.org. Si può anche destinare il 5 per mille ai delfini compilando lo spazio della modulistica della dichiarazione dei redditi dedicato al sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Il codice fiscale è 92045790398.
Se invece vi stuzzica l’idea di partecipare a una spedizione a bordo dello storico veliero "Jean Gab", un cutter del 1930 utilizzato per il "whale watching" nei mari di Ischia potete scrivere all’indirizzo mail indicato  sopra, oppure compilare direttamente il form dalla sezione Contatti del sito

Nel frattempo godiamoci questo bellissimo video.

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