La Chiesa Cattolica ha sempre attribuito alle immagini sacre una funzione didattica essenziale per la crescita della fede tra gli strati popolari. Ancor di più dopo la riforma protestante attraversata da sentimenti fortemente iconoclasti, in verità presenti nella stessa chiesa romana come la vicenda umana e politica del frate domenicano Girolamo Savonarola ben testimonia. Anche la "piccola" isola d’Ischia ha espresso due pittori il cui lavoro è consistito nel produrre su commissione immagini sacre come veicolo di diffusione della fede.
Secondo lo storico dell’arte Giuseppe Alparone, sul primo dei due, Cesare Calise, avrebbe pesato negativamente agli occhi della critica l’adesione tardiva al manierismo, contro i cui eccessi la Chiesa post tridentina aveva preso posizione con il celebre "Discorso intorno alle imagini sacre e profane" del Cardinal Gabriele Paleotti. Di qui il giudizio di Alparone che nel bel libro "Artisti dell’isola d’Ischia" (a cura di Massimo Ielasi, Società Editrice Napoletana, 1982) definisce questo pittore foriano del XVII secolo "modesto ma non ignobile”, auspicando il restauro di molte opere attribuite a Calise in giro per le chiese di Forio e dell’isola d’Ischia.
In parte diverso il discorso per l’altro pittore, Alfonso Di Spigna (1697 - 1785), soprattutto per il fatto che su quest’ultimo ci sono molte più informazioni che non sul primo. Nato e morto a Lacco (l’appellativo "Ameno" è stato aggiunto molto dopo, nel 1863), pare abbia vissuto la gran parte della sua esistenza sulla collina di Mezzavia. Non solo. Pare anche fosse molto ben inserito nella vita isolana del XVIII secolo, assai prodigo, lui agiato proprietario terriero, nel versare barili di vino e cinquine per il sostentamento della congrega di Visitapoveri, di cui, tra l’altro, fu priore per diversi anni.
E infatti chi volesse approfondire le capacità pittoriche del Di Spigna non ha che da fare un salto alla bella chiesa dell’Arciconfraternita di Visitapoveri, poco prima della Chiesa del Soccorso, cartolina simbolo dell’isola d’Ischia.
Una curiosità. Una delle tele più famose, e tuttavia secondo Alparone non la più bella, reca in basso a sinistra una raffigurazione del celebre sky line di Forio. Il quadro è la Madonna con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria che domina l’abside della Basilica Pontificia di San Vito Martire, patrono di Forio, anche se il Compianto sul Cristo Morto, appena dentro la sacrestia della chiesa, è sicuramente più espressivo dell’altro. Altre opere di Di Spigna si trovano nella Chiesa di Santa Maria di Loreto al centro del paese e in quella di San Michele Arcangelo, in piazza Cerriglio nella popolosa contrada di Monterone.
Per Alparone però è la Pentecoste che ammiriamo nell’abside della Chiesa Collegiata dello Spirito Santo a Ischia Ponte l’opera che meglio racconta il talento e l’arte di questo pittore lacchese. Di Spigna dipinse il quadro alla veneranda età di 71 anni, un record per quei tempi, che tra l’altro egli superò, e di molto, morendo quasi vent’anni dopo la consegna dell’opera, per la precisione a 88 anni e dieci mesi.
Insomma, tenendo ferme le differenze, vale per Di Spigna quello che già si è detto a proposito di Cesare Calise. Un artista minore con una committenza mossa dall’intento di educare il popolo alla fede cattolica molto più con le icone sacre, vera e propria "Biblia pauperum", che non attraverso la fatica della scrittura, appannaggio, a quei tempi, dei soli ceti più abbienti.
Ciò detto la conoscenza della produzione artistica di Alfonso Di Spigna è un ulteriore, indispensabile tassello per fare la conoscenza della storia civile e religiosa dell’isola d’Ischia, la più grande e bella del Golfo di Napoli.